Decreto Sicurezza, la Corte Costituzionale boccia i poteri dei super-prefetti in quanto rappresentano una violazione dei poteri di Comuni e Province. Respinti per inammissibilità i ricorsi presentati da alcune regioni
Decreto Sicurezza, bocciati i super-prefetti. La Corte Costituzionale ha respinto perché inammissibili i ricorsi presentati dalla Calabria, dall’Emilia Romagna, dalle Marche, dalla Toscana e dall’Umbria che avevano lamentato la violazione dei propri poteri e delle proprie competenze.
Decreto Sicurezza, lo scontro tra i sindaci, le regioni e il Ministero dell’Interno per i poteri ai prefetti
Il caso riguarda le norme del Decreto relative alla concessione dei permessi di soggiorno e all’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo. La questione ha creato una discussione tra diversi sindaci italiani, che hanno detto e ribadire di non essere intenzionati a rispettare la legge, e lo Stato.
Il caso più eclatante tra i sindaci ribelli è quello del primo cittadino Leoluca Orlando che ha firmato un provvedimento per l’iscrizione dei migranti all’anagrafe secondo la procedura standard e non secondo quella prevista dal decreto Sicurezza.
Decreto Sicurezza, respinto il ricorso delle Regioni
La Corte Costituzionale ha specificato nella sentenza che il decreto promosso da Matteo Salvini e approvato in via definitiva nel dicembre 2018, mese della commutazione in legge, non ha variato le competenze delle autorità ragionali.
Sì alla censura dell’articolo 28 sui poteri sostitutivi dei prefetti
La Consulta, ritenendo che sia stata violata l’autonomia dei Comuni e delle Province, garantita dalla Costituzione, ha accolto la richiesta di censura dell’articolo 28, ossia quello relativo concede ai prefetti un potere sostitutivo nel caso di presunte mancanze da parte delle autorità comunali o provinciali.